“Eravamo ragazzi” (Fatatrac editore, 2014)
Dalla rivista Andersen, ottobre 2014, pag. 53, Foglio 1
Due libri sul filo dell”amarcord” di episodi dell’infanzia e della giovinezza degli autori, resi più interessanti da un contesto che pur relativamente vicino nel tempo appare alle nuove generazioni di lettori un mondo tutto da scoprire (OMISSIS).
L’esperienza della guerra appena conclusa con le sue devastazioni ma insieme con la voglia di ritornare a una vita normale è lo sfondo di Eravamo ragazzi: dopo anni di fughe e di paure la famiglia Levi torna a Firenze, prima nella grande casa in una campagna che oggi non esiste più….e poi in città; anche senza il grande giardino si può ancora giocare per strada, perfino le macerie diventano fortini o montagne da scalare. Sono anni di grandi passioni (la Fiorentina, Coppi e Bartali) e di grandi cambiamenti, anche nella vita quotidiana: i ragazzi di allora sono testimoni del passaggio tra due epoche e pionieri di esperienze nuove, come le prime discese sulla neve , senza comodi e veloci mezzi di risalita. Sono diversi i ragazzi di oggi da quelli di allora? Si chiede l’autore: certamente sì, ma anche No perché gli interessi e le emozioni erano in fondo gli stessi, come sono gli stessi da migliaia di anni. E’ in questo che i ragazzi di oggi possono riconoscersi; ma nello stesso tempo “i frammentari ricordi che ho raccontato possono far loro comprendere quali cambiamenti di mentalità e di modi di vita sono intervenuti nell’esiguo frammento di tempo di 65 anni”.
Anna Pedemonte
Da Consumatrici.it (dicembre 2014)
Sono tanti i modi per raccontare il passato. Giulio Levi, autore di “Eravamo ragazzi” (Fatatrac, 128 pagine, 6,90 euro) sceglie il tono lieve, emozionante e lento, per far entrare i ragazzi nella sua vita di bambino e adolescente. È, la sua, un’autobiografia esemplare: bambino nel tempo del fascismo e delle leggi razziali, adolescente nel dopoguerra.
Il dramma che ha segnato gli anni della dittatura e della guerra è colto come occasione e sfondo per lasciare spazio al punto di vista di un ragazzino che, sfollato, scopre la libertà della campagna, la bellezza della natura e dell’autonomia e che deve lasciare – giocoforza e con rimpianto – quando rientra in città, finita la guerra.
È bello il pentagramma narrativo su cui si sistemano ricordi, pensieri, sensazioni e le emozioni del primo amore, le euforie dell’amicizia di gruppo, i progetti della gioventù. Un bellissimo libro di storia e di storie, che i bambini apprezzeranno, perché pieno di luce e di forza. Dai 7 anni.
Luisa Mattia